L’agroalimentare locale
per la salute nostra e
del pianeta!
”Il cibo per la cura di territorio, paesaggio e biodiversità” è stato il tema di confronto al convegno, organizzato dal progetto Dica’ il 4 maggio scorso a Spilimbergo, nella splendida cornice della Scuola Mosaicisti del Friuli.
L’incontro moderato dal conduttore radiofonico Valentino Riva, è stato aperto da Stefano Lovison presidente della medesima Scuola, con il saluto di benvenuto. Sono seguiti gli interventi di Juri del Toso, vicepresidente della Comunità Montana e Sindaco del Comune di Castelnovo del Friuli, in rappresentanza dei soggetti attuatori del progetto Dica’ e Emanuele Parpinelli, presidente di Montagna Leader, GAL del pordenonese che ha sostenuto il progetto con fondi del PSR FVG 2014-2020.
Entrambi hanno sottolineato il valore e la forte identità del settore agroalimentare dell’area montana e pedemontana e l’impegno dei loro enti per la sua valorizzazione e rafforzamento con l’unione in rete delle imprese.
Entrambi hanno sottolineato il valore e la forte identità del settore agroalimentare dell’area montana e pedemontana e l’impegno dei loro enti per la sua valorizzazione e rafforzamento con l’unione in rete delle imprese.
Di seguito Giuliana Masutti, project manager del progetto Dica’, con l’intervento “Dica’: il valore delle produzioni agroalimentari delle Terre Alte” è entrata nel vivo del convegno con la descrizione delle produzioni agroalimentari più rappresentative dell’area interessata e delle diverse caratteristiche, visioni ed esigenze delle aziende coinvolte. Ha quindi illustrato le strategie e le attività sviluppate per la promozione di imprese e prodotti e per la creazione di relazioni fra gli imprenditori, come gli incontri mirati di gruppo, i tour sul territorio nelle aziende (quattro già realizzati e due in programma a breve) per negozianti, ristoratori, operatori del turismo e dell’informazione e i momenti informativi e divulgativi rivolti invece al consumatore finale come la partecipazione di Dica’ a Cucinare Orto Giardino 2024 in Fiera a Pordenone, con degustazione prodotti, show cooking e il convegno sul legame agroalimentare ed enogastronomia aperti al pubblico. Il tutto naturalmente supportato da un’adeguata comunicazione online, su sito web e canali social e offline attraverso la stampa locale.
“Con Dica’ stiamo cercando di aumentare la conoscenza sul valore ambientale, alimentare e culturale di queste produzioni per motivare il consumatore ad acquistare i prodotti locali accettando di spendere forse qualcosa in più per il cibo” ha concluso Masutti.
In apertura del suo intervento dal titolo “I cambiamenti globali: quale futuro per piante e agricoltura?” a fronte dell’infodemia di informazioni dei nostri tempi, Valentino Casolo, professore di Geobotanica e conservazione della natura all’Università di Udine ha ricordato che dal punto di vista scientifico non c’è il concetto di vero o falso, ma di testato o non testato scientificamente e per questo ha consigliato di non fidarsi troppo di tante informazioni oggi circolanti su internet, ma di orientarsi su fonti che riportino dati verificati in tal senso e quindi per questo attendibili.
Parlando di biodiversità ha specificato che la maggior causa al mondo di perdita di biodiversità, anche agraria, è data dal cambiamento dell’uso del suolo, rappresentato non solo dalla cementificazione, purtroppo in aumento per la continua creazione di nuove aree urbanistiche e il contemporaneo abbandono di quelle vecchie, ma anche dal cambiamento delle pratiche agricole che nel tempo si sono staccate dalla tradizione diventando meno sostenibili.
Il problema oggi è dato dall’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera. Se da una parte paradossalmente potrebbe essere un vantaggio per le piante che con la fotosintesi clorofilliana, la “mangiano e trasformano” liberando ossigeno (senza le piante noi non potremmo vivere!), dall’altra tale aumento è responsabile dell’effetto serra e quindi dell’incremento delle temperature medie e della diversificazione del clima che conosciamo, con conseguenti ondate di calore ma anche punte di freddo. Temperature più alte e ondate di calore determinano una minor disponibilità di acqua e la morte delle piante. In Friuli Venezia Giulia Il fenomeno dell’aridità potrà essere maggiormente sentito nell’alta pianura dove il terreno è più permeabile. Utilizzando l’acqua in agricoltura noi la sottraiamo ad ambienti naturali (praterie alpine, ecc.) che andranno a ridursi o addirittura a scomparire.
“L’acqua è uno dei fattori fondamentali per la sostenibilità” ha ribadito il professor Casolo. Per questo è importante indirizzarsi verso un’agricoltura che utilizzi specie e varietà adatte a vivere in ambienti aridi, che non sono rappresentate però da seme e piante fornite su larga scala dai grandi gruppi, ma proprio dalle varietà autoctone e dagli ecotipi generatisi nel tempo anche da varietà commerciali, come quelle coltivate in molte aziende Dica’, che si sono adattate a quel determinato suolo.
Una maggior sostenibilità in agricoltura potrà oggi essere raggiunta con la tecnologia che però deve essere trasferita a tutti, nel caso di piccole produzioni facendo rete. La rete è infatti una proprietà emergente cioè un esempio di come le singole proprietà insieme possano dare un bene comune.
Casolo ha poi ricordato che alla base della biodiversità c’è il mantenimento della maggior presenza e diversità di ecosistemi, che in parte sono stati creati nel tempo anche dall’agricoltura. Infatti, se nei climi tropicali il più alto livello di biodiversità è presente nella foresta, nelle nostre zone non è nel bosco, ma nei prati stabili che si sono generati con l’allevamento delle vacche e quindi con l’utilizzazione degli animali da parte dell’uomo per la produzione di cibo (carne, latte e formaggi).
Pierpaolo Zanchetta del Servizio Biodiversità della Direzione centrale risorse agroalimentari, forestali, ittiche della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha poi trattato il tema “La biodiversità fattore fondante dell’attività agricola del futuro” evidenziando i servizi ecosistemici fornite dalle imprese di montagna con la produzione di cibo. A tal fine ha portato ad esempio i dati raccolti attraverso un progetto sviluppato all’interno della Fondazione Dolomiti Unesco che hanno evidenziato come le aziende oggetto dello studio, pur interagendo in ambienti naturali, contribuiscano con la loro attività anche alla conservazione di biodiversità. Sempre in tema di salvaguardia della biodiversità ha illustrato il progetto che la Regione Friuli Venezia Giulia sta portando avanti nell’ambito del progetto LifePollinaction per la tutela dei prati stabili, ricordando la loro importanza per gli impollinatori e che la sparizione del fiore di una determinata specie vegetale può causare la scomparsa anche degli impollinatori ad essa strettamente legati e viceversa. Per mantenere i prati la Regione sta coinvolgendo le imprese agricole e di trasformazione per arrivare ad una loro valorizzazione attraverso le filiere latte, carne e miele. Ha poi sottolineato che le imprese agricole impegnate nella gestione di strutture ecologiche, a compensazione della minore redditività, possono usufruire di diversi finanziamenti previsti dal Piano Strategico PAC. “E’ importante riportare l’uomo e la donna al centro del ragionamento” ha concluso Zanchetta. La produzione di cibo non genuino con sistemi invasivi che generano inquinamento peggiora infatti la nostra qualità di vita. Gli agricoltori sono quindi i custodi del presente, ma anche del futuro dell’ambiente in cui viviamo.
Di seguito hanno portato la loro testimonianza gli imprenditori Christian Siega dell’azienda frutticola Borgo delle mele a Pinzano al Tagliamento, Roberta ed Ettore Buosi dell’omonima azienda cerealicola a Fanna e Carlo Santarossa dell’azienda Saliet, dedita all’alpicoltura con coltivazione di erbe aromatiche, piccoli frutti e ortaggi a Claut. Tutte e tre le aziende operano in regime di produzione agricola biologica e i quattro agricoltori hanno raccontato la loro storia e filosofia aziendale, nonché le pratiche agricole e le strategie adottate per ottenere una discreta redditività aziendale garantendo nel contempo rispetto di ambiente e mantenimento di biodiversità.
Infine Stefano Zannier, assessore alle risorse agroalimentari, forestali, ittiche della Regione Autonoma Friuli ha ricordato che per il mantenimento dei prati stabili è indispensabile la presenza dell’attività zootecnica che però può reggere solo se sostenibile economicamente. Ha pertanto invitato tutti a riflettere sulle proprie scelte e modalità di acquisto perché ogni singola persona può determinare con i propri comportamenti le possibilità di sopravvivenza delle imprese e quindi indirettamente di quell’ambiente che tutti vorremmo salvaguardare.
“Con Dica’ stiamo cercando di aumentare la conoscenza sul valore ambientale, alimentare e culturale di queste produzioni per motivare il consumatore ad acquistare i prodotti locali accettando di spendere forse qualcosa in più per il cibo” ha concluso Masutti.
In apertura del suo intervento dal titolo “I cambiamenti globali: quale futuro per piante e agricoltura?” a fronte dell’infodemia di informazioni dei nostri tempi, Valentino Casolo, professore di Geobotanica e conservazione della natura all’Università di Udine ha ricordato che dal punto di vista scientifico non c’è il concetto di vero o falso, ma di testato o non testato scientificamente e per questo ha consigliato di non fidarsi troppo di tante informazioni oggi circolanti su internet, ma di orientarsi su fonti che riportino dati verificati in tal senso e quindi per questo attendibili.
Parlando di biodiversità ha specificato che la maggior causa al mondo di perdita di biodiversità, anche agraria, è data dal cambiamento dell’uso del suolo, rappresentato non solo dalla cementificazione, purtroppo in aumento per la continua creazione di nuove aree urbanistiche e il contemporaneo abbandono di quelle vecchie, ma anche dal cambiamento delle pratiche agricole che nel tempo si sono staccate dalla tradizione diventando meno sostenibili.
Il problema oggi è dato dall’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera. Se da una parte paradossalmente potrebbe essere un vantaggio per le piante che con la fotosintesi clorofilliana, la “mangiano e trasformano” liberando ossigeno (senza le piante noi non potremmo vivere!), dall’altra tale aumento è responsabile dell’effetto serra e quindi dell’incremento delle temperature medie e della diversificazione del clima che conosciamo, con conseguenti ondate di calore ma anche punte di freddo. Temperature più alte e ondate di calore determinano una minor disponibilità di acqua e la morte delle piante. In Friuli Venezia Giulia Il fenomeno dell’aridità potrà essere maggiormente sentito nell’alta pianura dove il terreno è più permeabile. Utilizzando l’acqua in agricoltura noi la sottraiamo ad ambienti naturali (praterie alpine, ecc.) che andranno a ridursi o addirittura a scomparire.
“L’acqua è uno dei fattori fondamentali per la sostenibilità” ha ribadito il professor Casolo. Per questo è importante indirizzarsi verso un’agricoltura che utilizzi specie e varietà adatte a vivere in ambienti aridi, che non sono rappresentate però da seme e piante fornite su larga scala dai grandi gruppi, ma proprio dalle varietà autoctone e dagli ecotipi generatisi nel tempo anche da varietà commerciali, come quelle coltivate in molte aziende Dica’, che si sono adattate a quel determinato suolo.
Una maggior sostenibilità in agricoltura potrà oggi essere raggiunta con la tecnologia che però deve essere trasferita a tutti, nel caso di piccole produzioni facendo rete. La rete è infatti una proprietà emergente cioè un esempio di come le singole proprietà insieme possano dare un bene comune.
Casolo ha poi ricordato che alla base della biodiversità c’è il mantenimento della maggior presenza e diversità di ecosistemi, che in parte sono stati creati nel tempo anche dall’agricoltura. Infatti, se nei climi tropicali il più alto livello di biodiversità è presente nella foresta, nelle nostre zone non è nel bosco, ma nei prati stabili che si sono generati con l’allevamento delle vacche e quindi con l’utilizzazione degli animali da parte dell’uomo per la produzione di cibo (carne, latte e formaggi).
Pierpaolo Zanchetta del Servizio Biodiversità della Direzione centrale risorse agroalimentari, forestali, ittiche della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha poi trattato il tema “La biodiversità fattore fondante dell’attività agricola del futuro” evidenziando i servizi ecosistemici fornite dalle imprese di montagna con la produzione di cibo. A tal fine ha portato ad esempio i dati raccolti attraverso un progetto sviluppato all’interno della Fondazione Dolomiti Unesco che hanno evidenziato come le aziende oggetto dello studio, pur interagendo in ambienti naturali, contribuiscano con la loro attività anche alla conservazione di biodiversità. Sempre in tema di salvaguardia della biodiversità ha illustrato il progetto che la Regione Friuli Venezia Giulia sta portando avanti nell’ambito del progetto LifePollinaction per la tutela dei prati stabili, ricordando la loro importanza per gli impollinatori e che la sparizione del fiore di una determinata specie vegetale può causare la scomparsa anche degli impollinatori ad essa strettamente legati e viceversa. Per mantenere i prati la Regione sta coinvolgendo le imprese agricole e di trasformazione per arrivare ad una loro valorizzazione attraverso le filiere latte, carne e miele. Ha poi sottolineato che le imprese agricole impegnate nella gestione di strutture ecologiche, a compensazione della minore redditività, possono usufruire di diversi finanziamenti previsti dal Piano Strategico PAC. “E’ importante riportare l’uomo e la donna al centro del ragionamento” ha concluso Zanchetta. La produzione di cibo non genuino con sistemi invasivi che generano inquinamento peggiora infatti la nostra qualità di vita. Gli agricoltori sono quindi i custodi del presente, ma anche del futuro dell’ambiente in cui viviamo.
Di seguito hanno portato la loro testimonianza gli imprenditori Christian Siega dell’azienda frutticola Borgo delle mele a Pinzano al Tagliamento, Roberta ed Ettore Buosi dell’omonima azienda cerealicola a Fanna e Carlo Santarossa dell’azienda Saliet, dedita all’alpicoltura con coltivazione di erbe aromatiche, piccoli frutti e ortaggi a Claut. Tutte e tre le aziende operano in regime di produzione agricola biologica e i quattro agricoltori hanno raccontato la loro storia e filosofia aziendale, nonché le pratiche agricole e le strategie adottate per ottenere una discreta redditività aziendale garantendo nel contempo rispetto di ambiente e mantenimento di biodiversità.
Infine Stefano Zannier, assessore alle risorse agroalimentari, forestali, ittiche della Regione Autonoma Friuli ha ricordato che per il mantenimento dei prati stabili è indispensabile la presenza dell’attività zootecnica che però può reggere solo se sostenibile economicamente. Ha pertanto invitato tutti a riflettere sulle proprie scelte e modalità di acquisto perché ogni singola persona può determinare con i propri comportamenti le possibilità di sopravvivenza delle imprese e quindi indirettamente di quell’ambiente che tutti vorremmo salvaguardare.
Cosa dire ancora?
I relatori e gli intervenuti hanno evidenziato in campo agroalimentare l’importanza della “cura”, che il moderatore Valentino Riva ha detto può essere intesa “come una specie di attività che include tutto ciò che facciamo per mantenere, continuare e riparare il nostro “mondo” in modo da poterci vivere nel modo migliore possibile (Tronto – Fischer).
Un mondo che include non solo noi stessi, ma anche il nostro ambiente e quindi il nostro pianeta.
E noi diremmo: una cura che rientra ed espressione dell’impegno e dell’attività delle piccole imprese dell’agroalimentare del territorio montano e pedemontano pordenonese!
Autore: Giuliana Masutti
E noi diremmo: una cura che rientra ed espressione dell’impegno e dell’attività delle piccole imprese dell’agroalimentare del territorio montano e pedemontano pordenonese!
Autore: Giuliana Masutti
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